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Sesso, droga e musica scadente: il vuoto patinato dell’occultismo contemporaneo 

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Un tempo l’occultismo richiamava alla mente visioni di stanze in penombra, rituali solenni e iniziati intenti a strappare il velo che separa dal mistero dell’esistenza, vagando nel proprio mondo interiore in un lungo pellegrinaggio per scoprire il vero sé e i segreti dell’universo. Oggi, nel cosiddetto “rinascimento esoterico”, è più probabile trovarsi ad una più o meno costosa “convention europea” che è per metà TED Talk, con contorno di DJ, cocktail artigianali e una manciata di funghetti o canne. 

La vera magia dell’occultismo moderno consiste nell’abilità di trasformare ingenui “cercatori” in clienti abituali con carta di credito a portata di mano. 

Il grande circo accademico-occulto 

La cosa salta agli occhi senza alcun pudore appena ci si mette piede. Di recente abbiamo avuto una lunga conversazione con un amico, un “accademico” convertito in insider del mondo occulto, che ha confermato con estrema nonchalance ciò che era già palese: questi gruppi, società e “istituti di studi esoterici” non sono altro che organizzatori di feste travestiti da intellettuali, con una spruzzata di erudizione per darsi un tono. 

Si punta al networking, branding e alla vendita di esperienze con l’illusione di profondità. 

Organizzazioni con nomi altisonanti danno l’impressione di un insegnamento strutturato, ma il “curriculum” sembra più un menù rotante di qualunque sistema magico sembri abbastanza esotico da attirare gli spiritualmente ingenui. Una stagione è il hoodoo, poi il voodoo, poi la stregoneria, poi l’animismo thailandese, poi qualche ibrido cerimoniale inventato la settimana prima utilizzando testi facilmente reperibili in qualunque libreria, o magari una “tecnica alchemica segreta” senza alcuna origine verificabile. L’autenticità non è richiesta. L’importante è offrire qualcosa di “nuovo” alla prossima ondata di ignari partecipanti.
Basta aggiungere una spolverata di titoli accademici e una lista di “relatori prestigiosi” o di chiunque abbia anche solo una reputazione vagamente mistica. Poi via con le conferenze, che all’orecchio inesperto suonano profonde, tanto nessuno si sogna di mettere in discussione i contenuti, dopotutto, hanno pagato il biglietto. 

Le conferenze
Dunque, qual è la vera esperienza offerta da questi eventi profondamente trasformativi? Una sala storica affittata per l’occasione, per dare un tocco di solennità. 

Conferenze che suonerebbero credibili anche se i relatori non avessero mai nemmeno sfiorato un vero percorso spirituale. Il tutto condito da socializzazione mascherata da “connessione con anime affini o “comunità sacra” e per molti “elitaria”. 

 Workshop dai titoli mistici venduti a peso d’oro. E poi, immancabile, l’afterparty, il vero rituale dell’occultismo moderno.
 Entrano in scena i DJ, le canne (a volte con qualcosa di più “interessante” del semplice fumo), gli psichedelici, e gli incontri occasionali travestiti da “esplorazione tantrica”. Tutto estremamente curato e Instagrammabile. Per un attimo, tutti si sentono parte di un’esclusiva cerchia magica sotterranea, quando in realtà è solo l’ennesima festicciola da sabato sera con gente che beve, si sballa e finge che sia “pratica spirituale”. 

 Questo è il nuovo rinascimento occulto, dove il capitalismo e la mascherata si incontrano in una nuvoletta d’incenso.
 Anche il più insignificante babbano può dichiarare di aver vissuto una “profonda esperienza mistica” o di aver “toccato l’aldilà” dopo una canna ben farcita, un sorso di ayahuasca, una botta di LSD, un cartoncino di mescalina, un giro di DMT o un bel decotto di peyote. Giurano d’aver incontrato una divinità, fuso l’anima con il cosmo o scoperto una gnosi segreta, finché arriva il mattino dopo e con esso la sbornia della realtà. 

Provate ad avere un’esperienza divina senza l’aiutino chimico. Provate a stare in silenzio, a fare pratiche regolari che spingono oltre i propri limiti, resistenze, schemi inconsci, e vediamo che succede. La maggior parte non scalfisce nemmeno la superficie. E questo è il punto. Non sono lì per il vero lavoro. Sono lì per l’etichetta glamour, la sensazione di magia, non quella reale. 

Perché questo sistema funziona 

 La mia domanda è: perché la gente si fa inghiottire da questo circo sgargiante? 

 Una risposta è che la maggior parte dei partecipanti non sono veri cercatori. Sono turisti spirituali. Vogliono una comunità curata, conosciuta, altisonante, con un’aura ribelle, una storia da raccontare su quanto è stato “illuminante” il weekend, vivere il brivido del mistero senza la scocciatura del lavoro interiore. 

 Gli organizzatori lo sanno bene. Ci costruiscono sopra un business e un ego gonfiato. Basta aggiungere qualche nome famoso, alludere a iniziazioni segrete e sfoggiare “rivendicazioni di lignaggio” quantomeno sospette, ed ecco servito il prodotto. 

La scena esoterica occidentale è diventata un mercatino mistico. Può sembrare abbastanza autentica per chi non ha gli strumenti per capirla. E siccome la gente paga per l’illusione, nessuno osa spezzare l’incantesimo facendo domande scomode. 

 La mia fonte mi ha rivelato che quando parla a questi eventi riceve applausi educati e complimenti entusiasti anche dopo aver “sparato cazzate totali”. 

 La trappola dell’esotico 

 Forse la parte più cinica è la feticizzazione delle tradizioni esotiche. I gruppi occidentali adorano attaccare l’etichetta “autentico” alle loro offerte superficiali, prendendo in prestito culture che non capiscono, diluite e impacchettate per il consumo occidentale. Poco importa se il lignaggio è falso, gli insegnamenti inventati, distorti o mal interpretati, roba che farebbe rabbrividire qualunque vero iniziato. 

 Ciò che conta è vendere qualcosa di “nuovo” per il prossimo ciclo di workshop. Un buffet spirituale per chi pensa che “diversificare” significhi illuminazione. 

 Una tecnica astuta è quella di avere un gruppo ben pubblicizzato che funge da facciata per altre attività redditizie. Di solito cercano di attirare clienti dichiarando competenza in un ambito specifico. Ma basta un’osservazione oggettiva per veder emergere le crepe.  

Ad esempio, un certo personaggio “sulla scena” millanta il lignaggio Whare Ra. Il problema è che conosciamo tutti coloro che possono rivendicarlo legittimamente, e lui non è tra questi. Più tardi ha tentato di unirsi al MOAA, a patto che lo riconoscessimo come 7=4. Gli abbiamo cortesemente suggerito di “andare a moltiplicarsi”. 

In Italia uno stratagemma ricorrente è rivendicare un lignaggio da “streghe italiane”, come se esistesse un sistema organico, con tanto di attestato da appendere in salotto. La stregoneria italiana esiste, ma nella sua forma autentica è per lo più radicata in contesti cristiani e familiari, non qualcosa che si possa apprendere in un seminario del fine settimana. 

 Ma se questi gruppi sono così vuoti e fuorvianti, perché l’universo ne permette l’esistenza? 

Forse perché svolgono, inconsapevolmente, una funzione di pubblica utilità: agiscono come filtri e distrazioni per chi non è ancora pronto al lavoro autentico. L’esercito di aspiranti sembra sterminato, ma bastano un paio di iniziazioni e il primo vero ostacolo per vederli svanire, attratti dal successivo gingillo esoterico. In fondo, forse l’universo sta facendo un favore ai gruppi seri, risparmiando loro l’onere di addestrare chi desidera soltanto un’esperienza alla “Eyes Wide Shut”, corredata di drink, droghe e stuzzichini post-rituale. 

 Offrono l’illusione di potere o di crescita spirituale a chi cerca escamotage, comodità e spettacolo, celando una totale assenza di sostanza o, nel peggiore dei casi, pratiche rituali pericolose che sfuggono al controllo del sedicente maestro e finiscono per lasciare segni sulla pelle e psiche dei malcapitati. I templi falsi fungono da setaccio, lasciando passare solo chi ha la forza di strappare il velo dell’inganno e sopportare la disillusione, per poi cercare ciò che è autentico. In questo senso, sono tappe necessarie o vicoli ciechi, a seconda della capacità di discernimento e dello stadio evolutivo di ciascuno. 

 Alcuni li scelgono inconsciamente per proteggere il proprio ego. Entrare in un sistema vuoto significa non dover mai affrontare né integrare la propria ombra, quella parte che smantella identità fittizie e zone di comfort. Offrono l’illusione della profondità senza il trauma di una trasformazione autentica. 

In questi ambienti, le credenze non vengono messe in discussione, le illusioni rimangono intatte e la vanità spirituale è costantemente nutrita. Per chi teme il vero cambiamento, questo mondo fasullo è il rifugio ideale: permette loro di indossare i panni del “cercatore” senza mai mettere a rischio il proprio ego. 

E i veri cercatori? Quelli che desiderano davvero intraprendere un cammino iniziatico capace di trasformare, non di intrattenere? 

Entrano in questo mondo affamati di significato e invece vengono nutriti con evasione psichedelica, socializzazione superficiale e il falso glamour dei gruppi “esclusivi” ed autocelebrativi. Senza discernimento, rischiano di uscirne più confusi, disillusi e spesso più poveri, spiritualmente ed economicamente. 

 Nel frattempo, il lavoro autentico, solitario, lento e privo di malia, lo scomodo smascheramento delle illusioni, continua a essere ignorato dalla maggioranza, impegnata a inseguire il prossimo miraggio esoterico. 

E arrivati al fondo del barile trovi pure il DJ. 

La scena magica moderna ha toccato il fondo. E a quanto pare ha deciso di farci una festa. 

Invece di iniziati, sfilano influencer. Invece di insegnanti, venditori. 

Questi gruppi continueranno a prosperare, non perché siano potenti dal punto di vista magico, ma perché la maggior parte delle persone preferisce l’illusione della profondità alla realtà della trasformazione. 

 Questo fenomeno non è un’anomalia esclusiva dell’occultismo. Riflette una condizione molto più ampia della società contemporanea. Viviamo in un’epoca dove tutto è reso facilmente accessibile, privo di sfida e impacchettato per il consumo istantaneo. L’istruzione si riduce a titoli ottenuti con minimo sforzo. Gli insegnamenti spirituali sono compressi in meme accattivanti. Internet ha reso accessibile anche la conoscenza più rara senza la disciplina e il rispetto che un tempo erano richiesti per meritarla. Ma l’accesso facile diluisce il valore. La scena occultista contemporanea riflette una malattia culturale più profonda. Una fascinazione per l’apparenza elegante, l’ingresso facile, nessuna prova reale, nessuna vera iniziazione. Solo un’illusione venduta a chi non sa distinguere la realtà da Dungeons & Dragons. 

 Non sto dicendo che tutte le convention esoteriche siano una perdita di tempo, ma richiedono discernimento. All’inizio del mio percorso ho avuto la mia dose di esperienze deludenti. Nulla di strano per chi muove i primi passi. Ma ho imparato presto a riconoscere i segnali d’allarme e a uscire di scena. Nel mio percorso personale nella Golden Dawn mi considero fortunata: avrei potuto facilmente imbattermi nel gruppo sbagliato, e questo avrebbe sicuramente minato la mia fiducia e determinazione a proseguire il lavoro in quella direzione. 

 La domanda per chi si avvicina al mondo esoterico è: come riconoscere se qualcuno è autentico o un venditore di fuffa mistica? La verità è che chi lavora seriamente di rado si svende o si mette in mostra in maniera sistematica e ossessiva. Qui non si alimentano illusioni di appartenenza per colmare vuoti interiori. Nessuna carezza all’ego, nessuna promessa di traguardi lampo. Il cammino offerto è duro, scomodo e pretende impegno e temerarietà. Un insegnante o sistema autentico ti lascia con più domande che risposte, chiede di “disimparare”, ti spoglia delle certezze, ti costringe a guardare dove non vuoi, non a esibirti dove ti applaudono, non ti promettono upgrade di ruolo, visibilità, riconoscimenti o medaglie per il lavoro fatto. Questo approccio è dolorosamente trasformativo, senza gli artifici da palcoscenico del “magico” di facciata. 

Chi promette potere istantaneo, vende il proprio lignaggio come un prodotto o ha bisogno costante di essere visto e lodato nei circoli sociali sta offrendo una performance, non un’iniziazione. La vera profondità è silenziosa, lenta e scomoda. Il vuoto è rumoroso, rapido e seducente. 

 Perciò, evita di cercare la magia tra le bancarelle del mercato. Diffida dei mondi scintillanti e superficiali, delle location di lusso, di alcuni “accademici” la cui principale abilità è sfoggiare un linguaggio pomposo privo di qualunque esperienza diretta, e delle “società esclusive” che propongono sistemi esotici come fossero l’ultima Birkin, con tanto di promessa di illuminazione. 

 Se l’offerta suona come sesso, droga, networking e un DJ set, non illuderti: non ti stanno invitando a scoprire i segreti dell’universo, ma a diventare l’ennesimo ingranaggio in un meccanismo di marketing. 

 La vera magia è più silenziosa, ardua, meno glamour. Non ha bisogno di hashtag o afterparty. 

 Che le celebrità occulte, gli organizzatori di eventi mistici e i maghi accademici che alimentano questo abisso luminoso si godano pure il loro impero di illusioni. Può vendere bene, ma non porta da nessuna parte. Soprattutto quando la nebbia psichedelica si dirada, il DJ smonta l’impianto e l’unica cosa che rimane sei tu e la tua merda da affrontare. 

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